Questo processo è reso possibile dalle proprietà fisiche di alcuni elementi definiti semiconduttori come il silicio.
L’elemento che sta alla base della tecnologia fotovoltaica è la cella che è costituita da un materiale semiconduttore, il silicio, di spessore estremamente ridotto (0.3 mm), che viene trattato mediante operazione di“drogaggio” che consiste nel trattare il silicio con atomi di fosforo e boro al fine di ottenere correnti elettriche stabili all’interno della cella.
Nelle applicazioni attualmente più diffuse, la cella è costituita da una fetta sottilissima di silicio (3,5 decimi di millimetro) di forma rotonda o quadrata, con area generalmente compresa tra 100 e 150 cm2, dotata dei contatti necessari a raccogliere la corrente elettrica prodotta. Il silicio, può essere, a seconda della struttura molecolare, monocristallino, policristallino oppure amorfo, in ordine decrescente di efficienza di conversione (dal 20 all’8 % circa).
I moduli sono pertanto costituiti da diversi strati sovrapposti:
I moduli fotovoltaici odierni hanno una vita stimata di 50 anni circa, anche se è plausibile ipotizzare che vengano dismessi dopo un ciclo di vita di 20-25 anni, a causa dell'obsolescenza della loro tecnologia. Il posizionamento ottimale dei moduli FV è quello verso sud con una inclinazione di circa 30° sull’orizzontale, ma piccole deviazioni portano ad una diminuzione accettabile dell’energia raccolta (2 -5%). Gli impianti FV possono operare in modo autonomo oppure in parallelo alla rete elettrica. I sistemi autonomi o isolati (stand alone) sono utilizzati per elettrificare utenze situate in località non raggiunte dalla rete elettrica o in luoghi dove il collegamento sarebbe troppo costoso (aree rurali, centraline di rilevazione climatica, illuminazione stradale e da giardino). I sistemi fotovoltaici collegati alla rete (grid connected) possono essere grandi impianti per la produzione centralizzata oppure i cosiddetti “tetti fotovoltaici”, impianti di piccola taglia integrati nei tetti e/o nelle facciate degli edifici. Un sistema collegato in rete non necessita di alcun accumulo, perché in caso di una richiesta di energia Gli impianti fotovolatici sono caratterizzati dalla “potenza di picco” indicata con kWp. Per avere un’idea della potenza di picco da installare per avere una copertura totale del fabbisogno annuo di energia elettrica si deve dividere il consumo annuo energetico dell’utenza per 1.200, ad esempio: - consumo annuo pari a 3.000 kWh : 1.200 = 2,5 kWp. Considerando pari a 3000-4000 kWh/anno il consumo medio italiano di elettricità di una abitazione monofamiliare, un sistema FV per uso domestico in una città del nord Italia dovrebbe quindi avere una potenza compresa tra i 2,5 e i 3,5 kW. Per comprendere quanti moduli dover impiegare per la copertura totale del nostro fabbisogno si tenga presente che per avere una potenza nominale installata di 1 kWp sono necessari in genere da 8m 2 (per i moduli più efficienti) a 15 m 2 (per i moduli meno efficienti) Non vi è particolare interesse a costruire moduli di grandi dimensioni, a causa delle grosse perdite di prestazioni che l'intero modulo subisce all'ombreggiamento (o malfunzionamento) di una sua singola cella. Il dimensionamento di un impianto fotovoltaico è un calcolo che tiene conto di molteplici variabili: la radiazione solare, l'inclinazione dei moduli, l'orientamento dei moduli, il fattore di conversione del modulo fotovoltaico, l'assemblaggio elettrico del sistema, ecc. Un impianto fotovoltaico da 1 KW di potenza, può produrre annualmente circa 1200 KWh di energia elettrica (variabile a seconda della latitudine). | FISCO
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